Rivista internazionale di architettura e arti del progetto maggio/giugno 2019

Metalli e l’architettura
Come è noto Area, fin dagli esordi, differisce dal mercato tradizionale delle riviste collocandosi a metà strada tra il periodico e il libro, o meglio, negli anni, direzione e redazione hanno proposto una particolare linea editoriale che è andata configurandosi come la pubblicazione di una sequenza ritmata di ricerche tematiche. Autori, luoghi, tipologie, tecniche, temi d’attualità e più raramente materiali pur essendo questi ultimi elementi costitutivi e imprescindibili del progetto. Anzi nell’esperienza di chi scrive talvolta la scelta di un determinato materiale condiziona complessivamente l’intero sistema compositivo assumendo un ruolo che supera la semplice scelta costruttiva. I metalli in particolare, nei loro variegati impieghi e prestazioni, costituiscono per l’architettura contemporanea quella costante che nel passato era rappresentata dalla inevitabile consistenza muraria di ogni edificio, di ogni contesto urbano. Ovviamente tutto ciò ha una genesi e una specifica ragion d’essere nella possibilità per il mondo delle costruzioni di accedere con sempre maggiore facilità all’uso di tecnologie che dalla rivoluzione industriale in avanti hanno accelerato processi e metodi costruttivi. E se in antichità i materiali da costruzione dovevano essere per necessità più prossimi alla metamorfosi di elementi naturali variamente lavorati, dalla pietra al legno, da Eiffel in poi si dimostra che l’acciaio offre all’umanità – accorsa a Parigi per ammirare la torre attrazione dell’Expo Universale del 1889 – la possibilità di travalicare nelle costruzioni qualsiasi confine fino ad allora conosciuto. Con i metalli il progetto ha potuto sovvertire l’assioma delle gravità e, grazie alla sua incredibile capacità di resistenza a trazione, appendere o sospendere dall’alto intere parti di edifici rendendoli misteriosamente leggeri. Al contempo l’uso dell’intreccio e della composizione di aste e nodi e di sistemi di giunzione saldati o bullonati hanno reso possibile la copertura di spazi inimmaginabili dal punto di vista dimensionale. Ma non è soltanto nel campo della statica che i metalli hanno stravolto l’arte del costruire – basti pensare all’uso a partire dai primi anni del XX secolo del cemento armato – quanto nell’ambito dell’involucro e dei componenti per l’edilizia: dall’alluminio per serramenti e facciate, al rame per i cavi elettrici, lattonerie e pluviali, all’ottone e al bronzo per gli elementi decorativi e di finitura, allo zinco per la protezione dalla corrosione e così via in una sequenza infinita di esempi la cui citazione oggi appare affatto interessante tanto è grande la diffusione di ciò che stiamo trattando. In questa sede tuttavia ci interessa presentare e quindi comprendere quelle esperienze che a partire dalle caratteristiche di un materiale hanno reso possibile la realizzazione di opere che altrimenti non avremmo visto nella forma e nella sostanza in cui si presentano ai nostri occhi. Un filo rosso, anzi, un “solido cavo d’acciaio” che lega Viollet-le-Duc e Paxton, Mies van der Rohe, Albini, Rogers, Foster, Fuksas, fino alla esili trame della Sejima, attraverso uno scenario che non accenna ad esaurirsi e non conosce confini.

Laura Andreini

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