Rivista internazionale di architettura e arti del progetto maggio/giugno 2021

La casa della formazione

Negli ultimi trent’anni ed in particolare con il cambio di millennio la nostra quotidianità è stata completamente stravolta dalla rivoluzione digitale che ha cambiato i nostri stili di vita, le nostre consuetudini, i gesti più semplici, le attività comuni e certamente, non ultimi, i nostri modelli educativi e di apprendimento. Parimenti è emersa, probabilmente con colpevole ritardo, ma certamente ormai con forza da oltre un decennio, una più generale questione ambientale; una emergenza connessa all‘evidenza non solo scientifica ma del tutto tangibile dell’influenza dei cambiamenti climatici sulla nostra vita con la necessità stringente che tali tematiche possano riflettersi su di un nuova consapevolezza culturale e quindi ancora una volta educativa. Ovviamente in dipendenza dei diversi contesti socio-culturali ed economici potrebbero aggiungersi, in relazione all’edilizia scolastica, una lunga lista di altre urgenze che vanno dalla questione sismica, e quindi della sicurezza, alla questione igienico sanitaria, fino al valore del comfort psicofisico degli abitanti, sia che si parli dello spazio domestico che di quello dedicato alla vita delle generazioni più giovani con le loro esigenze formative. La scuola intesa sia come spazio fisico, come architettura, sia come luogo di mediazione culturale connessa con le esigenze di formazione delle future generazioni è al centro di un interesse evidentemente sollecitato dall’inadeguatezza del sistema pratico e teorico che la sostanzia. Probabilmente e, questa volta fortunatamente, la pandemia con le sue classi vuote, con la dissoluzione per due anni consecutivi del normale iter scolastico, sembra aver accelerato una riflessione generale sull’importanza di investire da subito, sia in termini di risorse economiche che intellettuali, sulla scuola, in particolare in Italia dove tali attività si svolgono prevalentemente in contesti con molti lustri alle spalle e quindi inevitabilmente inadeguati. L’architettura tra tutte le arti è certamente quella disciplina trasversale che lega hardware – l’edificio – al software – il programma – e con tutta evidenza è impossibile disgiungere l’uno dall’altro aspetto.
Tuttavia appare indubbio che agli architetti spetti il ruolo di interpreti delle esigenze spaziali evidenziate da esperti in ambito di pedagogia e scienze formative e di concentrare l’attenzione con particolare riferimento alla propria competenza in ambito di costruzione di spazi e sistemi per abitare, provando a proporre modelli tipologici e costruttivi in grado di rispondere con efficacia alle esigenze di oggi. Si tratta di una straordinaria occasione di tornare a conferire valore all’architettura civile e quindi agli edifici pubblici cui spetta il compito di evidenziare quanto una collettività sia in grado di rappresentare e riflettersi con le proprie opere in una visione sostenibile di futuro, mostrarsi attenta alle esigenze delle persone ed esprimere il grado di consapevolezza di una società verso tematiche tendenti a migliorare la qualità della vita dell’individuo.

Marco Casamonti

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