
Potremo leggere l’attività di ricerca di una redazione che ha varcato i trent’anni di attività attraverso una sequenza di numeri e titoli che a cadenza periodica sono usciti costantemente nelle migliori edicole e librerie. Tuttavia non è il dato quantitativo che deve essere celebrato – pur nella soddisfazione di aver raggiunto un traguardo ambizioso – quanto la narrazione complessiva che possiamo leggere retrospettivamente attraverso la soddisfazione di scelte qualitative che hanno portato la rivista a essere ciò che ci eravamo prefissi: un luogo per lo studio e la divulgazione di idee e temi che hanno attraversato il dibattito disciplinare tra la fine del millennio scorso e l’inizio di questo nuovo. Non serve alcuna enfasi nell’analisi dei risultati raggiunti ma la consapevolezza e il riconoscimento di intuizioni fortunate che hanno collocato Area in una dimensione privilegiata nel panorama editoriale internazionale. Avviata come trimestrale di riflessione sul progetto nel 1990 da Giovanni Baule (4 numeri all’anno) la rivista è passata dal numero 24 – in cui ho assunto la responsabilità della direzione – a una più assidua cadenza bimestrale; poi i lettori storici ricorderanno la rinnovata veste grafica – dal numero 42 – ideata dalla geniale e sapiente visione del compianto AG Fronzoni che con leggere variazioni caratterizza ancora la rivista di oggi passata – per volontà di Ivo Nardella sostenitore ed editore con la casa editrice Tecniche Nuove – alla cadenza mensile con l’aggiunta di 4 numeri l’anno dedicati specificatamente ai temi del design e dell’interior dopo che molte prestigiose testate dedicate all’argomento avevano cessato in Italia le proprie pubblicazioni. In questa continuità c’è sempre stata la volontà di colmare dei vuoti culturali e collocarsi, attraverso il lavoro della redazione, in una dimensione di ricerca utile a chi si pone il problema disciplinare sia dal punto operativo che critico. Non vi è dubbio che i primi anni siano stati caratterizzati dall’apporto di un comitato scientifico a cui avevano partecipato con entusiasmo molti dei docenti delle migliori facoltà di architettura italiane impegnati nell’insegnamento e nello studio dello specifico ambito della progettazione architettonica. A tutti loro, alcuni dei quali ci hanno purtroppo lasciato, va il nostro sentito ringraziamento anche per aver sostenuto l’idea che non servisse nel panorama italiano una ulteriore testata di architettura dedicata all’attualità, quanto una rivista dedicata alla riflessione su temi progettuali e culturali specifici.
Ne è scaturita, con l’inedita titolazione “Area rivista di architettura e arti del progetto”, una sorta di “libro”, una monografia tematica in forma di “atti” di un lavoro di ricerca redazionale che partendo dall’architettura sconfina spesso, rispetto a un determinato argomento o ambito di indagine, in altre discipline: dall’arte, alla fotografia, al design.
Ogni numero, come sanno bene e mostrano di apprezzare i lettori, ha quindi un titolo e un tema che è il soggetto delle investigazioni in corso, una sorta di “centro studi” che abbiamo nutrito con il nostro lavoro ma di cui il nostro “studio/redazione” ha tratto infinto giovamento e ispirazione. Area è stata per tutti noi lo strumento di approfondimento e conoscenza che ci ha permesso di entrare in contatto, oltre che con i protagonisti del dibattito internazionale sull’architettura, con tantissime aziende che producono elementi e componenti per il mondo delle costruzioni, imprese che a loro volta possiedono centri sviluppo e ricerca che abbiamo visitato cercando di introdurre nel nostro lavoro e nei nostri progetti quella curiosità per la materia e i materiali che sono spesso, per noi, rappresenta l’essenza stessa del progetto.
Ed essendo i cultori dell’architettura i principali lettori della rivista – comunità alla quale orgogliosamente ci sentiamo di appartenere – è evidente che il successo a oggi riportato dalla rivista risiede in parte anche nel suo carattere autobiografico e al tempo stesso condiviso, poiché se interessa e coinvolge, in quanto architetti, coloro che la “producono”, giocoforza interessa tutti gli appartenenti a quella comunità di persone che hanno nell’architettura i propri interessi e finanche la propria ragione di vita.
Attraverso i numeri monografici dedicati agli autori abbiamo avuto l‘onore di incontrare alcuni tra più apprezzati architetti a livello internazionale conoscendoli nella profondità del proprio pensiero e del proprio lavoro, così come con i numeri dedicati alle città abbiamo studiato contesti particolarmente significativi e interessanti per l’evoluzione dei più stimolanti ambiti urbani di oggi cercando di comprendere il ruolo che di volta in volta si instaura tra architettura e città. Ma è il mestiere dell’architetto il centro dell’interesse della rivista che si riflette nella sua linea editoriale, un procedere che da sempre cerca di indagare gli ambiti disciplinari e le questioni più importanti che la complessità dell’abitare oggi pone davanti al progetto. E quando i temi sono di particolare rilevanza continuiamo a tornarci costantemente declinando gli argomenti sotto diverse angolazioni convinti che l’attualità ponga alcuni questioni al centro del pensiero e del dibattito culturale, come i cambiamenti climatici, il consumo di suolo e quindi la necessità di costruire sul già costruito, il riuso, il restauro, la semplicità, l’uso di materiali poveri e di tecnologie disponibili, il rispetto delle diverse identità culturali, e potremo continuare a lungo scorrendo l’elenco dei titoli dei diversi numeri per individuare il senso di un lavoro che è principalmente interpretativo e quindi narrativo.
Racconti che abbiamo sollecitato anche con il confronto di posizioni e punti di vista diversi, attivando mostre, convegni, eventi che arricchiscono i contenuti e l’offerta della rivista da sempre. Il numero 200 è l’occasione per un gioco matematico semplice imperniato su 10 domande rivolte a 20 architetti appartenenti a diverse generazioni e contesti culturali, autori che hanno scritto e avuto negli anni occasioni di pubblicare opere e testi su Area, un campione significativo tra i tanti protagonisti che hanno animato in Italia e all’estero il mondo delle arti del progetto. La lettura delle loro risposte se non può rappresentare compiutamente lo stato dell’arte del pensiero attuale in senso generalizzato, offre tuttavia un panorama di opinioni sufficientemente variegato in modo da consentire a quanti affrontano quotidianamente l’incognita del progetto una maggiore consapevolezza dell’importanza del proprio lavoro e delle proprie azioni quotidiane.
Questo il compito di una rivista.
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