L’arte di ospitare si compone di moltissime discipline e specialità che non possono essere disgiunte dall’infrastruttura che a sua volte le accoglie. Tuttavia, anche prescindendo dal contenuto, la definizione del contenitore mette in campo una complessità di conoscenze e competenze tali da rendere il progetto di un albergo come il banco di prova della capacità di gestione e di coordinamento di una moltitudine di saperi variegati. Ovviamente il livello di complessità sale parallelamente a quello dell’ospitalità offerta che va dal “semplice” pernottamento – che comunque oggi deve necessariamente trasformarsi in un’esperienza – a luoghi dove si connettono una infinità di opportunità e servizi quali ristoranti, bar, caffetterie, locali notturni, palestre, zona benessere, spa, piscine, spazi commerciali, sportello bancario, sale conferenze, business center, media center, spazi di cowoking, sala video, sala giochi, kinder garden, biblioteca, cigar room e moltissime altre amenities in grado di dilatare e caratterizzare il soggiorno degli ospiti. In particolare per i grandi complessi alberghieri, e per i progetti in cui sono coinvolti i più importanti brand internazionali leader nel mercato dell’ospitalità, devono esser coinvolti nel progetto moltissimi specialisti: oltre le classiche discipline dell’ingegneria impiantista e strutturale – che vanno dall’interior designer e il ligthing designer al paesaggista per il verde, all’esperto del food and beverage, al fire, spa e laundry consultants – fino a esperti di ogni tipo che ovviamente non escludono il progetto grafico e la segnaletica interna. Inoltre è opportuno sottolineare che mentre in un progetto destinato ad alberghi turistici deve essere ricercata primariamente l’originalità esperienziale dei luoghi che si visitano – e quindi l’idea complessiva deve tendere a valorizzare l’identità e la specificità culturale del contesto – negli alberghi cosiddetti business è perlopiù apprezzato il concetto di ripetitività, cioè la possibilità per l’utente che si sposta per lavoro di ritrovare sempre le stesse caratteristiche di comfort e servizi indipendentemente dalle condizioni al contorno. Negli ultimi anni si sono diffuse altre tipologie di alberghi come i boutique hotel che all’opposto propongono dimensioni contenute puntando sulla domesticità dell’atmosfera e sulla privacy, luoghi e architetture particolari che fanno dell’esperienza e dell’originalità la cifra stilistica per un ospite curioso che mal sopporta i luoghi affollati e predilige quell’intimità che nei grandi alberghi è inibita giocoforza. In questi casi all’architetto, e alla sua visione d’interni, è demandata la sintesi generale dell’intervento, un operare dove la creatività prende il sopravvento sugli specialismi compressi in un microcosmo, in cui tutto è demandato alla cura del particolare, alla costruzione di una idea di ospitalità incentrata sul trasferimento del comfort della propria casa in altri ambiti, con l’aggiunta di particolari, esperienze e visioni che si esprimono attraverso storie e racconti inaspettati. In fondo il desiderio di ognuno di noi: avere una casa sempre disponibile in ogni luogo in cui desideriamo andare.

 

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