Negli ultimi anni il mondo del lusso e della moda sembra entrato in una fase “riflessiva” e dobbiamo interrogarci se ciò sia legato soltanto ad una diversa congiuntura economica oppure se ci sia qualcosa di più profondo legato ad un cambiamento culturale e nello stile di vita delle persone che privilegiano la ricerca di esperienze autentiche, momenti di rigenerazione interiore, luoghi capaci di restituire equilibrio e salute. Evidentemente il tempo e le risorse dedicate alla cura del corpo, all’equilibrio fisico e mentale, ai viaggi, alla serenità interiore hanno introdotto un cambiamento comportamentale che ci introduce verso una maturità del concetto di esclusività che non coincide più con la semplice ostentazione di ciò che si possiede ma con la capacità di dedicare a sé stessi e al proprio benessere psicofisico quel tempo e quelle risorse che i romani facevano ricadere sotto il concetto di ’otium’. Tale mutamento non palesa una semplice deriva contemporanea piuttosto un “ritorno” lontano giacché la cultura del corpo e dell’acqua appartiene alla nostra storia più antica: le terme romane erano spazi pubblici dove benessere, socialità e architettura si intrecciavano all’interno di un unico rito collettivo e quotidiano.

Non solo luoghi di igiene, ma di identità civica e culturale, veri palcoscenici dell’incontro e della cura. In quelle architetture grandiose, tra marmi, mosaici e vapore si affermava un’idea di vita legata alla condivisione di un’esperienza. Il mondo di oggi, pur in forme più private ed esclusive, sembra “tornare” a quelle abitudini rinnovandole in chiave più intima.

In questo scenario, i luoghi dedicati al wellness conoscono un successo ed una attenzione crescenti affermandosi come nuovi “templi laici” del benessere. L’architettura non si limita ad ospitare sale per trattamenti dal “sapore ospedaliero”, piuttosto mira a definire ambiti esperienziali che introducono il visitatore all’interno di spazi, percorsi e materiali scelti verso una dimensioni contemplativa in grado di contrastare lo stress quotidiano. L’acqua è il cuore pulsante di questi luoghi: scorre, riflette, si trasforma in vapore, tonifica, definisce nuove atmosfere. Alla più o meno marcata salinità, ai propri profumi, alle capacità diuretiche interagendo direttamente e costantemente con il nostro corpo. Fondamentale è quindi la dimensione sensoriale dello spazio in cui giocano un ruolo prioritario la diffusione della luce naturale modulata da ampie aperture che possono consentire una visione contemplativa dell’esterno; oppure soffusa, quasi vibratile, come l’oscillazione del bagliore delle candele, nelle sale più intime in modo da accompagnare il ritmo del proprio corpo. I profumi delle essenze, i suoni dell’acqua e della natura, la tattilità delle superfici compongono un ambiente percettivo che diventa parte integrante della cura. In questa direzione moltissime spa contemporanee instaurano un dialogo diretto con il paesaggio circostante da cui traggono, quando possibile, suggestioni e dimensioni contemplativi. Saune panoramiche, terrazze affacciate sul verde o sul mare, giardini d’inverno e soluzioni ibride tra spazi aperti e chiusi cercano di restituire quella continuità con la natura che giocoforza si perde in ambito urbano. L’architettura in questi casi, ancorchè massiva e rocciosa si fa membrana sottile, capace di connettere l’individuo con il contesto ambientale e culturale che lo circonda. L’innovazione tecnologica si coniuga con la naturalità e semplicità di un assieme in cui il corretto riciclo e uso dell’acqua, l’utilizzo di ventilazioni e materiali naturali trasformano il benessere in un apprezzato senso di responsabilità. Una sorta di messaggio implicito dove si afferma che non possa esserci cura autentica senza rispetto per l’ambiente e senza un orizzonte collettivo orientato al rispetto e alla valorizzazione “etica” delle risorse naturali. Così concepite, le spa di oggi non rappresentano una semplice parentesi di evasione, ma un laboratorio per la ”cultura della vita” e per esperire strategie di longevità. Luoghi che insegnano a vivere diversamente, dove l’architettura diventa cura silenziosa e il design si fa strumento di equilibrio. In un’epoca in cui il lusso non è più possesso ma consapevolezza, queste strutture incarnano la bellezza del vivere autentico: non apparire, ma essere.

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