Rivista internazionale di architettura e arti del progetto novembre/dicembre 2019

Italian visions
Non vi è dubbio che l‘Italia attraversi un momento critico dal punto di vista della sua condizione ambientale che si manifesta principalmente attraverso un precario equilibrio idrogeologico aggravato dalla mancanza di manutenzione e controllo del territorio e delle sue infrastrutture come tristemente palesato da dissesti e crolli purtroppo sempre più frequenti. Si tratta di una condizione di particolare fragilità dovuta alla aggressione del territorio che si è sviluppata nel nostro paese successivamente al secondo dopoguerra con effetti che oggi sembrano devastanti. La riposta della cultura architettonica non è stata inizialmente pronta a comprendere tali difficoltà e per decenni si è occupata di temi che non erano centrali o centrati rispetto ad un panorama che solo adesso appare tristemente evidente. Tuttavia in questi ultimi anni il dibattito in Italia sembra mostrare una rinnovata vitalità, sia per la presenza di autori chiamati a lavorare in diverse parti del mondo, sia per una riflessione che nasce dall‘aver compreso il tema del paesaggio come una vera emergenza interna. Come spesso accade nel nostro paese, abbiamo bisogno di trovarci in una condizione complicata e talvolta toccare il fondo per riuscire a risvegliare le coscienze ed ottenere il meglio in termini anche creativi e propositivi da parte di una cultura spesso colpevolmente distratta se non addirittura autoreferenziale. Si tratta di una condizione generale a cui purtroppo – e per certi versi per fortuna – non sfugge l‘architettura. Così dopo un lungo periodo di marginalità rispetto al dibattito internazionale sembra affermarsi una nuova consapevolezza che agisce finalmente in relazione alle problematiche attuali. Sono numerosi, ad esempio, coloro che orientano le proprie ricerche ed il proprio sguardo in contrapposizione all’imperante omologazione del pensiero, alla globalizzazione e alla massificazione dell‘immagine architettonica; un lavoro misurato sull‘identità e sulle differenze capace di fare tesoro delle eccezionali prospettive culturali dei contesti specifici. Allo stesso modo sempre dall‘Italia è partita da anni un‘attenta analisi del rapporto tra Architettura e Natura – Paolo Portoghesi ne ha fatto addirittura il nome di una rivista – speculazione che ha precorso i tempi e che è stata capace di muovere nuove coscienze e ambiti di ricerca che partono dalla necessaria ossessione della piantumazione degli alberi, fino a confonderli con gli edifici, all‘attenta valutazione del rapporto tra il costruito e il paesaggio, tra naturale e artificiale. Una relazione che deve trovare un rinnovato equilibrio attraverso la rinaturalizzazione di quanto abbiamo costruito in maniera dissennata e superficiale negli ultimi decenni. Anche in termini di linguaggio, sempre che questo abbia un senso in un‘epoca così complessa e articolata, la cultura italiana sembra oggi più impermeabile di un tempo alle mode e ai manierismi. Per questi motivi, pur essendo Area una rivista di carattere internazionale, è giusto interessarsi con attenzione all‘architettura italiana che, oltre ai protagonisti, mostra figure solo apparentemente laterali ma che sanno cogliere, con efficacia, la centralità dei problemi di oggi.

Marco Casamonti

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