Rivista internazionale di architettura e arti del progetto gennaio/febbraio 2020

Chicago la fenice d’America

L’architettura compie a Chicago un continuo processo di catarsi e metamorfosi legato al destino di una città che ha il suo parallelo letterario nell’immagine della Fenice. Una città certamente risorta dalle ceneri di un devastante incendio che nel 1871 la obbliga a trasformarsi sul piano tecnologico e costruttivo e con questo sul piano dell’immagine, consapevole della sua libertà di pensiero tanto quanto della sua invidiabile posizione geografica. Di quei 17.500 edifici distrutti in tre giorni di fuoco rimane l’energia che la città ha assorbito e proiettato verso un futuro che ha certamente alimentato, tra gli altri, il genio creativo del più importante architetto americano del XX secolo: Frank Lloyd Wright. Ma ridurre la narrazione e l’interesse per la capitale dell’Illinois e terza metropoli americana ad un fatto occasionale, per quanto sconvolgente, e alla presenza di straordinarie personalità che nel corso del secolo scorso vi hanno operato con continuità, come anche Mies van der Rohe, non rende il senso di una più generale propensione della città, ed evidentemente dei suoi abitanti, a reagire e agire con straordinaria forza ed energia agli eventi. Dalla sua fondazione nel 1833, la città è vertiginosamente cresciuta con una velocità che vanta pochi precedenti nella storia investendo nella costruzione di infrastrutture ferroviarie, come la celebre Galena and Chicago Union Railroad per trasportare le merci dall’est all’ovest degli Stati Uniti, o la costruzione nel 1848 dell’Illinois and Michigan Canal che collegava le acque dei grandi laghi con il Mississippi, oppure con la costruzione nel 1900 di un tunnel di espulsione delle acque insalubri della città dal fiume Chicago e quindi al lago che costituiva la grande risorsa idrica della città. È questa singolare capacità di reazione, tanto agli eventi casionali, quanto alle condizioni climatiche estreme caratterizzate da inverni freddissimi ed estati calde, a palesare ’elemento costitutivo di un DNA urbano indirizzato da sempre verso il progresso. Come progressista è il suo orientamento politico, da sempre roccaforte democratica, e la sua attitudine a primeggiare sul suolo americano per le battaglie di genere e per i diritti civili.

Marco Casamonti

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