Ogni architettura è un interno

All’interno delle arti del progetto ogni progetto è un interno, o, più precisamente, rappresenta il disegno di un luogo che è sempre contenuto da un altro fino all’estremo dell’Universo di cui si conosce ciò che racchiude mentre non è dato conoscere ciò che vi sia al di fuori.Ma senza evocare scenari ai confini delle conoscenze che appartengono agli studi di fisica e astronomia, possiamo riconoscere che in architettura esista una scalarità secondo la quale uno spazio, ad esempio l’appartamento in cui viviamo, altro non sia se non una porzione interna di un edificio, mentre quest’ultimo altro non è se non l’interno di un isolato e questo di un quartiere fino alla dimensione urbana e del paesaggio. Per questo la distinzione disciplinare tra architettura e architettura degli interni se non esiste in termini di visione – come non ricordare l’assioma secondo cui l’architetto progetta dal cucchiaio alla città – rimane funzionale per definire una dimensione dell’abitare e della qualità della vita che studia gli scenari domestici alla scala della micro dimensione dell’oggetto e della casa, ma è inevitabile che tali ricerche si relazionino a fenomeni e comportamenti di chi abita la città in termini di macro analisi dei sistemi urbani. Macro e micro rappresentano infatti categorie dimensionali ormai completamente sovrapponibili ed interconnesse basti pensare al nostro modo di progettare tramite uno strumento, il mouse, che ci consente di zoomare, cioè osservare, descrivere e disegnare contemporaneamente, l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. In gioco però non c’è una distinzione meramente di campo o professionale in base alle dimensioni del progetto, ipotesi già respinta da Rem Koolhaas nel suo celebre volume “S,M,L,XL“, quanto una visione umanistica e trasversale della figura del progettista, visione tutta rinascimentale quanto moderna, contrapposta alla specializzazione estrema e verticale del progetto. Se è vero, come è vero, che l’architettura è arte, allora questa non può riconoscere, nell’esprimersi, alcun perimetro dimensionale o strumentale contrapponendosi, in quanto arte, agli specialismi professionali che vivisezionano l’agire dal pensiero, la soluzione dalla visione, l’accostamento degli oggetti e delle forme dalla loro composizione. Nella nostra cultura di provenienza tanto Michelangelo quanto Le Corbusier sono scultori, pittori, architetti, interior designer, industrial designer, specialisti della luce, perfino scrittori e poeti e ci resta difficile accettare l’ipotesi che possano esistere ambiti del progetto che si riferiscano esclusivamente ad una dimensione professionale (l’interior decorator, il landscape designer, il lighting designer ecc.) che prescinda da una visione globale dell’abitare. Come più volte ricordato da queste pagine la linea editoriale e culturale di Area antepone nel progetto la dimensione intellettuale a quella, pur necessaria ma puramente strumentale, tecnico-professionale, la competenza rispetto alla frammentazione del sapere, la specializzazione del mestiere contrapposta alla separazione estrema degli ambiti disciplinari nella consapevolezza che alla fine tutto deve essere ricondotto all’unità e l’armonia del progetto. Per tali motivazioni, anche per colmare un vuoto editoriale che attraversa il mondo delle riviste di architettura e design, abbiamo deciso di dedicare nell’alternanza dei numeri in uscita, da oggi dieci (a superare la tradizionale cadenza bimestrale) la nostra attenzione alla dimensione più minuta dello spazio domestico affinché il legame e la ricerca nell’ambito della città e della casa siano maggiormente interconnesse. E se tale esigenza si estrinseca nello specchio di una società e quindi di un abitare sempre più complesso e quindi specializzato, dall’altro risponde all’esigenza di riflettersi in ambiti completamente ibridi dove globale e locale si mescolano, si intrecciano e si alternano così come tante altri spazi e categorie, dal grande al piccolo, dal reale al virtuale, in un mondo che ci auguriamo superi barriere e divisioni, mai come in questi giorni ne sentiamo la stringente esigenza.

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