Rivista internazionale di architettura e arti del progetto gennaio/febbraio 2018

Hong Kong: a unique city
Ogni numero di Area, sei, o meglio sette per anno se si considera il numero “più” in occasione del Salone del Mobile  dedicato al design, è oggetto di un lungo lavoro di indagine e ricerca che si avvia molti mesi in anticipo, in particolare quando il soggetto muove dall’oggetto d’uso – il cucchiaio – in direzione della città secondo quello sguardo dinamico e sintetico che Ernesto Nathan Rogers consegnava all’architetto. La scelta di Hong Kong, sul tavolo da tempo, deriva dalla sollecitazione, le frequentazioni e le conseguenti discussioni tra la redazione e Luca Molinari nella convinzione dell’importanza di approfondire l’idea “leonardesca” di una città da leggere e vivere più in verticale che in orizzontale, una città – come ha sottolineato lo stesso Molinari nel suo saggio introduttivo – dove la tradizionale mappa “al suolo” non esaurisce le possibilità offerte dal contesto urbano. Tuttavia al momento di andare in stampa abbiamo appreso che negli stessi giorni “L’industria delle costruzioni“, rivista italiana fondata dall’ANCE (Associazione Italiana Costruttori Edili) aveva dedicato un proprio numero allo stesso tema. Di fronte a ciò si possono verificare, per chi fa ricerca, due stati d’animo contrapposti, uno di fastidio per aver lavorato su di un tema su cui lavorano anche altri perdendo l’inutile vessillo dell’originalità, l’altro di soddisfazione per portare avanti, in più persone, da più parti, un orizzonte di studio che evidentemente desta interesse e attenzione e che nella pluralità di strumenti e posizioni può amplificare il conseguente dibattito e le successive riflessioni critiche. Noi propendiamo senza ombra di dubbio per questa seconda opzione che costituisce in effetti il senso e lo spirito della rivista: promuovere nuove prospettive per la città contemporanea attraverso l’analisi di casi studio speciali ma di interesse generale. Inoltre ci sembra interessante dopo aver affrontato nel 2016 Singapore poter occuparsi di un’altra capitale asiatica, Hong Kong, che condivide il destino di una concentrazione e una densità che non hanno uguali nel mondo. Hong Kong mantiene primati in apparenza contrastanti come un altissimo reddito pro capite, la più alta presenza di grattacieli e di centri commerciali ma è anche una delle aree del mondo con la più lunga aspettativa di vita e la migliore disponibilità di mezzi pubblici utilizzati da oltre il novanta per cento della popolazione. Sorprende che in un contesto in apparenza tanto caotico e sovrapposto sia facile arrivare puntuali, godere della bellezza di aree naturali bellissime e protette, concepire il rapporto tra spazio pubblico e privato in maniera tanto rigorosa quanto flessibile. Hong Kong è un laboratorio sorprendente di sperimentazione urbana in grado di sovvertire convinzioni e consuetudini consolidate, il massimo in termini di liberismo e contemporaneamente di controllo e programmazione, è una città ma anche uno stato, è controllata dalla Cina ma al contempo ne è indipendente, dotata di una propria moneta, un proprio assetto giuridico e amministrativo. La città è un continuo ossimoro, una continua contraddizione dove però la qualità della vita e degli interessi è intensa e coinvolgente; per gli architetti un vero affascinante mistero, un labirinto dove per muoversi non serve la carta geografica ma un esploso assonometrico in grado di rendere evidenti gli strati attraversati da una infinità di passaggi sospesi. In questa sospensione la vita scorre veloce per oltre sette milioni di persone che sembrano adorare la loro iconica prossimità.

Laura Andreini

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